Antonio De Rossi

Pittore Incisore

Note Critiche

foto-antonioderossi-03-p.jpgL’opera di Antonio De Rossi è stata illustrata da tanti eminenti critici: riportiamo solo qualche momento di riflessione di alcuni di essi.

“… La presenza (giovanile ) di Antonio De Rossi è venuta manifestandosi e traducendosi, pur dietro un’interiorità, apparentemente, sempre controllata, distesa e tranquilla, nella intima e segreta tensione di una visione profondamente commossa portata, emotivamente, a vivere e ad animarsi negli spazi dilatati e nel clima di un paesaggio solitario: sovente in quello della campagna veneta, a lui così cara, nel risaltare degli alberi quali personaggi umani e della laguna veneta, ancora segnata dal sopravvivere di antiche leggende e dagli echi lontani di millenari accadimenti che il tempo ha sommerso, sentiti e avvertiti come nella religiosità di uno stato d’animo, nella solitudine delle lunghe attese, nei silenzi infiniti percepiti nell’ascolto del brusio dei loro mille soffusi rumori ancora impregnati di tanti ricordi in cui l’artista verrà trovandosi condizionato sul piano di un esame e di un confronto costanti, a tu per tu con se stesso, in un colloquio con il proprio io.

28 – acquaforte 1977E ciò ad esempio nella rigida, severa atmosfera invernale di una natura ischeletrita, indagata e scoperta, come attraverso un drammatico processo radiografico, sino nelle sue più intime e segrete strutture, o in quella più distesa e assolata di un pomeriggio estivo, nell’improvviso sostare del proprio costante peregrinare in attenta ammirazione meditativa di fronte al sorgere improvviso, dalle acque di uno stagno, del biancore accecante delle ninfeacee e alla carnosità di una magnolia, investito e sommerso dai ricordi suscitati da una natura morta, con vari prodotti della terra mescolati sovente a fiori di iris, di narcisi, di papaveri e naturalmente di magnolie… .

… Tutto ciò nello sviluppo di un linguaggio incisorio quasi sempre all’acquaforte o all’acquatinta non di rado impiegate in termini di complementarietà, che, rapidamente portato a testimoniare dell’acquisizione di una notevole raffinata padronanza tecnica nell’ambito di un mestiere, quale quello incisorio, di non facile conquista, sarebbe venuto sviluppandosi nel processo di una grafia, portata agli inizi a doversi contraddistinguere sul piano di grovigli, o meglio di raggruppamenti di grovigli più o meno intensi e serrati di brevi e corti segni uncinati, a dinamica rotatoria, alternati nella determinazione di lievi contrasti chiaroscurali, a zone biancastre e successivamente condotto a raggrupparsi e a condensarsi in strutture materiche più complesse e compatte determinate nella vivacizzazione di proiezioni segniche di gruppi di tratti paralleli obliqui condotti ad infittirsi e ad intensificarsi e complicarsi nella sovrapposizione degli incroci, contrapposti ad altri gruppi segnici di opposto orientamento, suscitando il maturarsi di un tessuto prismatico e scattante, più ricco di densa plasticità e di tensione.

Una notevole sicurezza acquisita nel corso di esperienze e sperimentazioni mille volte ripetute, che sarebbe venuta altresì estendendosi anche al settore dell’incisione a colori a più lastre, sul piano di soluzioni tecnicamente e cromaticamente, particolarmente preziose e raffinate, scientificamente condotte nell’ambito di una ricerca sperimentale particolarmente attenta e metodica.

Un settore e una ricerca venuti rivelandosi come particolarmente significativi nell’ambito di questo suo complesso operare incisorio portato a manifestarsi sia nell’esecuzione stessa, all’acquaforte o all’acquatinta, di una incisione concepita, in partenza, per essere realizzata a più colori e a più lastre, generalmente sul piano della contrapposizione di tonalità contrastanti, determinando, in tal modo, la tensione di un maggior risalto, sia in quella di un’incisione realizzata da un lato nella più naturale e, a nostro avviso, più funzionale soluzione basata sulla dinamica del contrastante rapporto tra bianco e nero, ma, dall’altro, comportante anche la risoluzione traduttiva della stessa lastra sul piano di valori cromaticamente basati sul colore comunemente inteso… .

31 – acquaforte 1993… Dicevasi del significato profondamente morale, e quindi, in un certo senso, anche politico (in cui il termine politico ha significato anche di scelta) che, nel contesto non soltanto dell’incisione italiana, ma della situazione generale che stiamo attualmente vivendo, così sottoposta alle quotidiane sottili insidie della corruzione, dell’inganno, dell’invito ai cedimenti e ai compromessi, all’abdicazione ai propri principi e doveri, alla propria dignità, verrà significando e assumendo, nel nostro Paese, da parte di un artista , l’impegno in campo incisorio… .

… Quella fermezza e quella intransigenza nei principi, quel grado di coscienza sufficientemente profondo e sensibile, capace di porlo nelle condizioni di quella più vasta e commossa preoccupazione umana nei confronti del divenire stesso dell’individuo che l’avrebbero portato, ali’infuori di ogni ambizione carrieristica, ad esempio, ad affrontare l’esperienza, intensamente formativa nei rapporti e negli incontri con gli individui, di primo cittadino di Limena, chiamato, in quanto tale, al compito fondamentale di servire semplicemente le genti, di garantire, nella salvaguardia di un contesto di ampia democrazia, le possibilità di difesa e potenziamento dei più fondamentali interessi e aspirazioni vitali della comunità. Una esperienza che per la limpidezza e correttezza della sua conduzione sarebbe rimasta di esempio nella storia delle vicende amministrative di questa cittadina del padovano”.

Giorgio Trentin – Venezia, febbraio 1996

 

“… Osservando i grandi, come pure i medi ed i piccoli formati, sia in policromia che in bianconero, mi colpì subito l’impostazione razionale e vigorosa con cui Antonio De Rossi evidenzia il “senso delle cose”, delle quali sa cogliere a fondo il valore espressivo. Indipendentemente dai soggetti trattati, che sono i più vari (alberi e campagne dei nostri paesaggi Veneti, il mondo dei fiori, nature morte con oggetti, figure e personaggi storici, ecc.), è facile notare quanto sia immediata ed efficace la sua forza comunicativa, forse in virtù del vigore incisivo in cui determina le forme, le quali, a loro volta , poggiano sulla corposità dei segni posti a sostegno del colore e delle trasparenze luminose.

29 – acquaforte 1983Mantenendosi in continuo affettuoso rapporto col mondo che gli è vicino, l’Artista vuoi cogliere nelle creature il sapore e il calore della vita e, nello stesso tempo, il turgore della natura di cui le creature sono impastate. Così, per esempio, dalla variegata gamma dei “fiori” – quasi sempre in vaso e con oggetti e frutta – egli fa emergere la pienezza di vita, accentuata dallo sforzo di creare spazio-luce e intensità cromatica tramite la contrapposizione del nero delle trame segniche al candore delle ampie corolle floreali, utilizzando la mediazione di ridotti passaggi intermedi sul grigio. Pertanto il suo linguaggio pittorico, reso agile e flessibile dalla trama grafica costruttiva, si amplifica e si dilata sotto il carico di esuberanti tensioni vitali. Passando dai cardi alle bianche calle, dalle rose alle carnose magnolie, dalle dalie ai vistosi girasoli, dalle ninfee ai preziosi narcisi, i visitatori si sentono immessi nella varietà di quei ritmi e cadenze che l’universale energia vitale va esternando con gradevole carica erotica in tutto ciò che passa quotidianamente sotto i nostri occhi senza che noi, di solito, gli prestiamo attenzione.

Forse così operando il nostro artista vuoi sottrarre alla contingenza del tempo, attraverso la plasticità delle forme che egli immerge in una statica luce intcriore, anche l’umile “fiore” che, pertanto acquista il simbolico assoluto valore di “Fiore di vita” proprio perché “ogni fiore è l’universo stesso che esplode”…

… Noto inoltre che i cromatismi caldi e intensi di Antonio De Rossi, oltre che agitarci ed esaltarci dentro, sembrano anche invitarci alla riflessione, perché sviluppano attorno a sé un’atmosfera di serenità e di pace; pare quasi che nel loro esternarsi queste intense forme di vita dilatino lo spazio in un assorto ” Silenzio di attesa” senza tempo. Credo che questa sensazione dominante sia favorita dal fatto che il nostro artista evita la luce solare la quale deforma i colori e ne esalta i contrasti. Egli ama invece trasferire le sue figurazioni in quell’incantato plenilunio che era tanto caro a Virgilio, ove tutto tace in religioso raccoglimento sotto la bianca sfera lunare. E proprio in questo clima propizio Antonio De Rossi si fa “cantore della realtà” con toni intensi ma meditativi che sembrano trasformare le cose in un giardino di affetti e di sentimenti.

30 – acquaforte 1984Meritano poi una parola a parte le figure umane e, soprattutto, “i guerrieri” che l’artista ci offre sia nelle sue incisioni che in grandi tele a olio. Questi richiami al passato sembrano sospesi tra sogno e memoria storica con immaginari riferimenti alle vicende delle vicine città murate, quali Cittadella, Castelfranco, Marostica, che portano l’impronta dei terribili Ezzelino. Sono figure autoritarie e severe che rivelano coerenza compositiva tra progettazione e risultato, nonché rigore nel loro costrutto dentro fermi contorni e classici profili…

… la pittura a olio, inoltre, consente all’artista di seguire fin dall’inizio il suo progressivo esito e tollera ritocchi e ripensamenti. E’ logico quindi che anche De Rossi segua da molti anni ambedue i percorsi artistici. Egli affronta con notevole serietà e competenza la tecnica della pittura a olio utilizzando di solito grandi tele.

Con limpida e sorvegliata misura egli ci offre una pittura spaziante e panoramica, a tinte forti e intense, in cui sembra risonare quella “voce del silenzio” che solo la Natura sa rendere preziosa. Del resto, già nell’incisione policroma a più lastre egli ottiene risultati che si avvicinano a quelli da lui realizzati negli oli … “.

Tranquillo Berta/nini – Bussano, giugno 1996

 

36 – ABBRACCIO 2013 olio su tela cm 100x70“La chiave interpretativa dell’arte di De Rossi – sia nell’incisione, sia nella pittura, così peculiari nei rispettivi mezzi – sta in un rapporto esemplare e privilegiato con la semplicità del quotidiano.

La serena fratellanza con la natura, rinnovata col ripasso costante e graduato dei medesimi dati di paesaggio, traduce in messaggio lirico, per l’autore e per noi altri, la discrezione e la felicità di un’esperienza a portata di mano, scandita da luoghi, ore e stagioni.

E’ dall’ambito del suo mondo familiare, disteso nella realtà euganea fra colli e lagune, che il nostro artista sviluppa con mezzi differenti la verità di un messaggio visivo accolto con devozione e moltiplicato in variazioni di piani ed effetti. Il risultato (raro a questi tempi) è una distensione dello spirito ottenuta senza forzature o sbavature…

… Si colga il respiro cromatico delle tele, si osservi la perizia del segno inciso: in questo e in quello la nota dominante è data dalla pienezza e sincerità della partecipazione. E’ questo il termine esatto per definire la personalità del messaggio derossiano e la sua efficacia comunicativa …

… Per fissare qualche appunto tecnico. L’incisione nell’opera di De Rossi rappresenta senza dubbio l’esempio peculiare della sua versatilità compositiva: per la maestria nel concepire in anticipo sulle lastre l’intero soggetto; per la cura minuziosa impiegata a far coincidere – nelle incisioni a colori – la successione di lastre diverse in un unico risultato; e ancora per la quantità dei bagni richiesti, per il numero ridotto delle copie. In sostanza, per la puntigliosa gradualità che richiedono a un artista scrupoloso gli effetti di bianco e nero.

Ma è proprio l’eccellenza del maestro padovano nell’incisione colorata, che suggerisce di portare sui colori il primo discorso, unificandovi lastre e tele. Su queste e su quelle la varietà cromatica è chiamata da De Rossi ad alternare gli effetti visivi senza alterare l’ordine dei rapporti e la misura delle emozioni.

31 – FIORE E MARE 2012 olio su tela cm 70x100Rammentiamo, semplicemente riguardandoli, i temi cari alla traduzione pittorica derossiana: questi scorci collinari (misure umane di rilievi e di valli); queste partiture agresti di orti e coltivi, composti verso linee di sfondi; questi orizzonti litoranei, recessi lacustri, aperture di marine. Riquadri familiari di cicli, alberi e acque, in rapporto con primi o ultimi piani di case, di barche, di fiori o frutti in composizioni di contrappunto. I fiori, spessissimo, protagonisti.

Un diapason cromatico inconfondibile consente ogni volta, sullo spartito di De Rossi, di dare unità etica tonale a tante diversificazioni. Ogni immissione dell’artista nel suo universo tematico si traduce in una voluta ripetizione di motivi puntualmente avvolti in atmosfere musicali coerenti. La prossimità del mondo evocato si fa consonanza di sentimenti e testimonianza di realtà.

Entro qualsivoglia dimensione (dal piccolo al grande), gli spazi e i soggetti diventano così termini di impatto rispettoso e affettuoso, al quale i colori concorrono come tasti di un registro consapevole e fedelmente impiegato. Nessuno squilibrio, nessuna contraddizione: mentre il sentimento viene rettamente tradotto in confidenziale narrazione.

Dunque è un lirismo musicale quello che permea, senza sperperarla, la luminosa poesia del pittore padovano, capace di suscitare trepidi sensi di partecipazione mediante la ricercata insistenza con cui trasforma in eventi dello spirito i temi della sua (e nostra) ordinaria comunanza con le cose…”.

Enzo Dematté – Treviso, febbraio 1999

 

1 – AUTORITRATTO 1952 olio su tela cm 50x70“… Per cogliere appieno la qualità e il senso del lavoro di Antonio De Rossi, è necessario svolgere il discorso su due livelli generali: quello relativo alla specificità del suo linguaggio grafico, sostenuto da una sincera moralità operativa, che lo ha condotto a gradi di squisita sensibilità e sapienza tecnica, a un’abilità consumata e rastremata nell’esperienza quotidiana, e poi quello più generale relativo al suo mondo poetico, al tessuto complesso della sua sensitività, delle sue tensioni comunicative, delle sue esplorazioni a tastare e a sciogliere nuclei emozionali, grumi di vissuto, proiezioni ansiose, speranze.

Introverso quanto si addice a un vero visionario, ma viaggiatore sicuro nel labirinto di quinte, scene, ambienti, figure, cose, climi che appartengono alla sua realtà più rotonda e completa, nella quale la registrazione dei sensi si fonde ai fantasmi dell’evocazione e alle forme e figure di una fervida creatività, Antonio De Rossi è approdato alla grafica, e in modo particolare all’acquaforte e all’acquatinta, per naturale vocazione al “mestiere” – prima ancora che alla “professione” – d’artista.

Voglio dire – e questo, almeno per gran parte giustifica ai miei occhi la differenza tra la temperie emotiva ed espressiva della sua grafica e anche della sua pittura – che ciò che lo chiama all’incisione è soprattutto l’amore per il tempo dilatato di esecuzione, di preparazione e di stampa come tempo di attenzione, riflessione, meditazione, decantazione in rapporto all’immagine o, meglio, al gesto che traccia l’immagine vista “dentro” e restituita secondo equilibri di campiture, di luce, di segni, come elementi di racconto, di misura, di scavo.

10 – TROMBA DEGLI ANGELI acquaforte 2000Credo che ogni artista, che si provi ad affrontare i problemi della “costruzione” e del valore dell’immagine non semplicemente in quanto rappresentazione o imitazione del reale, si senta necessariamente attratto dalla calcografia e dalle magie sempre sorprendenti dell’acquaforte, dell’acquatinta, delle reazioni delle lastre e delle carte alla “scrittura” del pensiero immaginante che compone, nel breve campo della lastra, spazi aperti, profondità insondate, ritmi inediti, sconvolgimenti luministici e figurali, suggestioni sensitive, e remote evocazioni intellettive. Ciò è vero per ogni momento della storia dell’incisione; ma tanto più vero ed efficace questo richiamo è oggi, in un tempo di alto consumo dell’immagine, di “scivolamento” dell’attenzione, la quale tende a registrare solo particolari e suggestioni marginali o di superficie. L’artista reagisce al mondo delle immagini e delle sequenze “confezionate” ristabilendo una “durata” di elaborazione, di ascolto e di lettura, esplorando forme, luci, tecniche, scansioni di piani, interventi. Il segno conquista spazio, volume, tempo; diventa storia, racconto ricco di echi, di espansioni della sensorialità, dell’emozione, dell’intelligenza visiva e percettiva: un segno, quello di De Rossi, fin dagli inizi innervato su una grande capacità “narrativa” ed evocativa e che progressivamente si arricchisce di “frequenze”, di tenerezze luministiche, di atmosfere favolistiche, a volte anche surreali, ma più spesso di fervida immaginazione poetica e di sensitività naturalistica.

9 – GIRASOLE acquaforte 1997Gli inizi dell’attività incisoria di Antonio De Rossi sono, indubbiamente, legati a una ricerca di trascrizione lirica d’ambiente, come indagine e determinazione della qualità di partecipazione piena alla natura, della necessità di efficacia corroborante del dialogo con i luoghi, gli spazi, le forme dell’esperienza quotidiana: una sorta di ricomposizione diaristica affidata alla memoria visiva e alla sensibilità di trascrizione, in un “tastarsi”, e rassodarsi insieme, della consapevolezza del vissuto.

… Poi De Rossi trova nuova “misura” nel segno breve incrociato, una vera e propria “tessitura” della luce come costruzione d’atmosfera e, nel frattempo, sviluppa, all’acquatinta, l’idea del campo della lastra come spazio di un fraseggio di luce che corrisponda ai moti intcriori, alle quinte psicologiche, al labirinto segreto, e li penetri, li interpreti e li comunichi.

… L’esito più evidente di questo approccio è una sorta di superamento della realtà oggettiva, cioè delle regole prospettiche della riproduzione del reale, superamento che aggiunge alla spigliatezza delle stesure dei campi cromatici e all’ormai raffinato gioco degli effetti di vibrazione luministica un’ottica tutta particolare di inconfondibile esaltazione naturalistica. Nel “Grande ciclo” del 1984 De Rossi abbassa l’orizzonte e libera la propria sensibilità cromatica nel gioco delle dense nubi (che si accumulano lasciando solo brevi spiragli argentei) e di gradazioni diverse di azzurri e di blu. La forte mobilità dei cicli, che mai sono fondali inerti della scena di accadimento, bensì parte sempre viva e comprimaria, attesta la precisa intenzione dell’artista di dare risalto alla partecipazione della natura, di riproporne I movimenti, le scansioni, la vivezza coloristica come segni di presenza, di continuità, di necessità esistenziale. Sono cicli presenti in tutte le sue opere pittoriche e fondono, in un dialogo stretto di elementi complementari, atmosfera e terra, aria e acqua, nubi e case, piante, nature morte. Sotto questi cicli costantemente agitati da venti e gonfi di cumuli ora rossi o i rosati, accesi da soli al tramonto, ora cobalto e blu scuro di notturni sfrangiati dai i bagliori lunari, De Rossi propone “nature morte” (una magnolia e alzate di frutta) che assumono il valore di “luogo” di precipitazione dell’attenzione e della sensività rese inquiete, e reattive, dal movimento del campo cromatico col quale instaurano un teso rapporto di accordi strutturali e coloristici, in grande libertà di fraseggio e di i ritmo timbrico.

12 – INCANTO acquaforte 2004La grande lezione di Cézanne e del postimpressionismo si mescola a una sensibilità espressionistica per il contrappunto cromatico: la forma ha espansioni e respiri che richiamano l’acuta e tormentosa capacità percettiva di Van Gogh; le vibrazioni di luce dentro la texture granulosa del pigmento e le accensioni di tinta come intensificazioni emotive richiamano, invece, ora Gino Rossi, ora Nolde, Macke, Mare, ma il tutto ha sempre una compostezza d’impianto che, indubbiamente, contrassegna la poetica e lo stile di De Rossi con una ricca fiducia e una sicura speranza nella restituzione, nella salvezza dell’uomo, che deve tornare a riconoscersi “creatura” nel grande contesto del mondo naturale, nella pagina di ciclo e terra, nel ritmo della pianta, nella pienezza esistenziale colma di tenera sensualità della magnolia, nella felicità e libertà della varietà cromatica di fiori e frutta.

Tutta l’opera grafica e pittorica di Antonio De Rossi si disvela, così, come un grande canto alla natura, come un percorso, ritmato emotivamente, di indagine, di riscoperta, e di amorosa riacquisizione del rapporto con la natura: un rapporto che deve tornare ad allarmare e a far vivere i sensi, la carne; non intellettualistico o meramente contemplativo, ma energetico, poetico nel senso più vero e compiuto, cioè efficace immersione nelle suggestioni vitalissime e vivificanti che, nonostante tutto, nonostante la nostra aggressività distruttiva, il degrado e la nostra disattenzione, la natura inesausta e generosa continua a offrire alla sensorialità e alla nostra immaginazione.

Giorgio Segato – Padova, 1988

3 – AUTORITRATTO 1968 olio su tela cm 60x60

L’incisore e pittore Antonio De Rossi è uno degli artisti più sinceri ed onesti che io conosca; cioè uno dei pochissimi. La maggior parte bara o ricorre ad ogni sorta di artifizi e stranezze per distinguersi o far piacere a qualche critico sulla cresta dell’onda.

Un artista sincero ed onesto è raro. Antonio De Rossi ha sempre cercato di essere se stesso; di accostarsi a modo suo alla realtà, con tanta umiltà e pazienza, tormentato dall’ansia di scoprire e cogliere segni e significati essenziali del suo ambiente, del suo colorito splendido mondo veneto, di tutto ciò che lo circonda: eventi, cose e persone di ogni giorno. Naturalmente, tutto ciò lo porta sempre più oltre, al di là dei limiti del convenzionale e razionale; avverte – senza dichiararlo – il senso di una Presenza che ha contatti con l’altro da noi, con l’invisibile e l’ignoto, che non si vede, ma ci agita e domina e un po’ traspare e brilla nei colori della sua terra e dei suoi cieli.

Lunghi faticosi tentativi ed esperimenti gli costa captare qualche sensibile indizio dell’inconoscibile, lampi di Verità e Poesia che penetrino, lievitino e diano vita a sempre sue nuove immagini e figure, come quelle delle sue opere, alle quali oggi abbiamo il piacere di sentirci vicini.

21 – POESIA acquaforte 2013Colgo l’occasione, ora, di informare gli amici, presenti a questa personale di De Rossi, su particolari tecnici – che pochissimi anche “addetti ai lavori” conoscono -riguardanti le acqueforti – acquetinte a colori di De Rossi.

Da tanti anni mi occupo di grafica, ma non conosco nessun altro in Italia, che sappia fare come lui incisioni a colori con più lastre (con una sola è troppo facile e troppo comodo!), così perfettamente e felicemente eseguite, di cui proprio qui abbiamo la buona sorte – quanto mai rara – di vedere alcuni magnifici esemplari. E’ una rarità preziosa che desidero sottolineare. Non si possono immaginare i tempi e le fatiche e, naturalmente, la pazienza e la grande perizia tecnica che esige questo genere d’arte, che è della più “pura calcografia”. E non posso esimermi dal dire che, anche tenendo conto solo delle ore di lavoro fisico che richiede ogni sua acquaforte direi, “plurima”, è ridicolo il sottocosto cui le pone il modesto Autore.

Tra i molti quotidiani e periodici che hanno ospitato note e giudizi sulle opere del pittore di Limena, a me basta citare l’intervento del critico d’arte Gualtiero Da Via sull’ Osservatore Romano, il Quale, durante una bella personale a Roma, espresse, in chiare lettere, tutta la sua stima e ammirazione per l’artista veneto Antonio De Rossi.

Bino Rebellato – Cittadella, gennaio 1999

 

25 – acquaforte 1970Scrivere di Antonio De Rossi qui nel veneto, e quindi a casa sua, credo proprio sia quasi un “portar vasi a Samo e nottole ad Atene” come dicevano gli antichi a proposito di personaggi largamente conosciuti.

Brillante docente di storia dell’arte, di Lui ha già largamente trattato la critica più seria ed attenta (cito solo i nomi di Lionello Puppi, Giorgio Segato, Tranquillo Bertamini, Silvana Weiller, Sergio Torquato, Manlio Onorato, Ottorino Stefani, Remo Wolf, ecc.). Molti di questi critici hanno già messo in evidenza le sue “tensioni comunicative”, i suoi slanci sensitivi, le sue rigorose doti di tecnica esperienza.

Maestro indiscusso nell’incisione, De Rossi, dopo la scomparsa di Bartolini e Barbisan, deve certo considerarsi uno degli autori più ammirati e creativi della cultura grafica italiana.

Nella pittura ad olio il gusto dell’indagine e della elaborazione culturale non gli impedisce di essere l’interprete della natura che viene colta attraverso il fremito atmosferico, le impressioni fuggenti, la luce cangiante, i colori accesi, in una visione panica della realtà e dell’esistenza (si vedano i dipinti mirabili su “I Colli Euganei” oppure le melanconiche distese della laguna veneziana, con le barche in evidenza quasi a significare un desiderio di evasione da una realtà sempre più frenetica e mistificante). E le “Nature morte” e gli stupendi “Girasoli” sono carichi di lirismo poiché De Rossi concepisce la pittura come poesia, ed è questa pittura poetica che rende le voci misteriose dell’anima nelle loro immediatezze, prima che il pensiero e la riflessione rielaborino i dati intuiti.

4 – GIOVANE SIGNORA 1979 olio su tela cm 70x100Il richiamo di qualche critico a Monet ed a Matisse non mi sembra del tutto pertinente; direi, piuttosto, che nei suoi “Paesaggi” si trova quella che Venturi aveva chiamato in Cézanne la “naiveté” della visione, un ritorno, cioè, alla semplicità primitiva in cui la semplificazione dei tratti essenziali è risolta in termini di assoluta purezza di linee e in verità di luce. La vena elegiaca che si sprigiona dalle tele di De Rossi se ci riporta alla sublime interpretazione del paesaggio naturalistico che fu di Monet, si concilia anche con la musica di Debussy o con la poesia di Mallarmè, facendo dell’arte pittorica un’attività trascendente, volgendola in un fiabesco lirismo (cfr. “Laguna con casa bianca”, “Paesaggio con magnolia”, “Tramonto in laguna”, ecc.).

Un’arte, dunque, questa di Antonio De Rossi in cui pensiero e poesia, in una sinfonia di colori, si fondono in un puro linguaggio che ci richiama le incantate suggestioni di una natura primigenia e di forze istintive che si rivelano nel continuo ridestarsi dei paesaggi o dispiegarsi vario delle stagioni. Proprio in questo stanno appunto la suggestione e l’incanto che suscitano le tele di questo originale Pittore Poeta.

Augusto Alessandri, Abano Terme, ottobre 1997

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